Veronica Lario, ex moglie di Silvio Berlusconi, dovrà restituiregli assegni di divorzio percepiti sino ad oggi: questo è quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, sez. I civile, con l'ordinanza 30 agosto 2019, n. 21926.
Prima di farsi prendere da facili entusiasmi di natura scandalistica, una brevissima riflessione giuridica potrà far comprendere meglio il ragionamento della Suprema Corte e l’orientamento attuale della giurisprudenza.
In primo grado la signora Lario si era vista riconoscere un assegno mensile di ben 1.400.000 euro, mentre in sede di Appello ne era stata esclusa in toto la debenza. La signora si era dunque rivolta alla Corte di Cassazione, facendo leva sulla circostanza relativa alla forte disparità reddituale e patrimoniale tra le parti.
Gli ermellini, analizzate le domande e la costituzione del marito, hanno rilevato che occore sempre aver riguardo alla posizione dell’ex coniuge richiedente l’assegno (nel caso di specie la Lario), “alle sue effettive condizioni di vita, ai suoi progetti come singolo individuo, alla sua età e alle sue condizioni di salute od altro, valutando la natura e qualità della sua posizione”. Questo perché i principi sui quali viene riconosciuto l’assegno per legge sono “l’ autoresponsabilità, l’ indipendenza o l’ autosufficienza economica”.
La Cassazione ha dunque riconosciuto che la signora Lario non ha necessità di mera autosufficienza ma ha un benessere economico tale da consentirle un tenore di vita elevatissimo, e detto fattore è il frutto del concorso pressochè integrale del marito.
Nella specie, quindi, non è messa in dubbio la superiorità economica del marito, né tantomeno che occorra verificare se il divorzio abbia generato uno squilibrio non modesto, ma il fatto che il coniuge ricorrente (la moglie) abbia già un patrimonio elevatissimo che le permette di vivere ben più che degnamente. Infatti, solo una volta che sia accertata una disparità tra le parti, occorre verificare se essa possa essere ricondotta (in via esclusiva o prevalente) alle scelte comuni di conduzione della vita familiare e se a ciò sia conseguito un sacrificio delle aspettative lavorative e professionali di uno dei coniugi.
La signora Lario, pur essendosi dedicata ad un ruolo prevalente ed esclusivo alla conduzione della vita familiare, come da accordo tra i coniugi, non ha visto un detrimento della propria condizione economico patrimoniale in virtù di tale ruolo. Inoltre, anche durante il matrimonio e comunque con l’assegno di separazione, il marito ha concorso al complessivo patrimonio dell’appellata “proprio allo scopo di preservarle e garantirle anche per il futuro (dopo la cessazione del matrimonio, n.d.r.) le aspettative maturate”.
Nessun particolare revirement o entusiasmo, quindi: l’assegno si concede o meno sempre guardando il caso concreto.
La solidarietà post coniugale rimane comunque salva: i sacrifici, di entrambi, debbono essere sempre ricompensati.
Avv. Barbara Carsana